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Fin dalla sua elezione, l'abate Buttarazzi aveva in mente la creazione della tipografia, per dare la possibilità di un lavoro dignitoso soprattutto ai Fratelli Conversi, che oggi non esistono più, i quali, invece, dovevano sobbarcarsi i lavori più disparati e poco consoni al loro stile di vita.
Nello stesso tempo, la costituzione di una tipografia all'interno dell'abbazia, sarebbe andata a beneficio del Monastero, per le necessità dei religiosi; senza pretesa di guadagno.
Egli assunse l'incarico direttamente dalle mani dell'abate e, col tempo, quello che era stato un atto di obbedienza (obbedienza dovuta, da parte dei monaci che, così facendo, "fanno la volontà del Signore", [Regola, Cap. V]), divenne una vera e propria passione e si devono a lui tutti i successivi sviluppi. Era un lavoro decisamente faticoso e lungo. ![]() Le migliorie apportate dalle linotype furono notevoli; in primo luogo, i caratteri erano sempre nuovi e a differenza di quelli mobili davano una stampa più pulita, senza ombre; in secondo luogo l'attività venne resa più veloce e meno laboriosa. Con queste macchine i Monaci ottennero lavori di gran pregio, volumi di alto livello che hanno dato gran lustro al nome della Tipografia di Casamari. Da allora l'attività ha realizzato non meno di 500 titoli, con volumi che vanno da 100 fino a 1.000 pagine: lavorando su commissione per Istituti religiosi, per i Padri Gesuiti e per privati e da alcuni anni anche per una casa editrice di Roma: la CLITT, specializzata in testi scolastici di argomento turistico, arrivando a stampare fino a 50.000 copie all'anno a 4 colori. ![]() Dai primi anni '90, infine, don Lorenzo è riuscito a dotare l'attività di computer e fotocomposizione, che permettono un lavoro ancora più accurato e veloce; questo è stato possibile sfruttando il guadagno che si ricavava dalla stampa dei volumi, reinvestendolo in macchinari e forza lavoro, perché, come abbiamo già detto, la Tipografia di Casamari è nata con uno spirito non finalizzato al lucro, ma è stata concepita per ridare una dimensione spirituale all'attività lavorativa; concetto perfettamente innestato al principio della Regola di S. Benedetto "ora et labora", ripreso anche dai Cistercensi. |
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